Ricordo perfettamente quella giornata. Eravamo sotto Covid nella fase più dura del lockdown.
Onestamente ancora non concepivamo la situazione: passavamo le giornate al computer cercando di capire come muoverci per supportare le aziende che ci chiamavano spaesate e tenevamo la televisione accesa per gli aggiornamenti sulla propagazione del Virus.
D’altronde tutto era cambiato da un giorno all’altro, nel mondo e nel nostro modo di operare: tutto il processo creativo che di solito avveniva nel calore della sala riunione, magari con dei biscotti ed un caffè, era diventato un freddo ed infinito giro di telefonate e di video call.
Rimbalzavamo da un software per videoconferenze all’altro, ed era mattina e poi pomeriggio… e poi sera.
Stavamo lavorando per la Famiglia Barberini, storica entità del pescarese nella vendita dei marchi più rinomati nel campo dell’ottica di lusso, con quattro punti vendita attivi, che ci aveva incaricato di creare il naming e il logo per il loro punto vendita online.
Quella mattina avevamo deciso di provare a lavorare in videocall.
Nessuno voleva ammetterlo, ma sapevamo tutti di indossare il pigiama nella parte non inquadrata dalla webcam.
Avevamo tutti un blocco note, il monitor pieno di finestrelle con tante facce dubbiose e in più di un caso, una tazza di caffè nero sulla scrivania.
UN PERCORSO
Come al solito era necessario partire con lo stream di parole.
Si tratta di un foglio su cui vengono inserite tutte le parole che servono ad ispirare la creazione del naming ed alla visualizzazione delle lettere.
Parole come lusso, luce, ottica ecc…
Abbiamo impiegato un po’ a capire come non accalcarci l’uno con l’altro, ma nel giro di qualche minuto abbiamo decisamente preso in pugno la situazione.
Abbiamo incaricato uno di noi di scrivere su un foglio digitale le parole ed abbiamo iniziato il processo creativo.
Grazie allo stream i nomi venivano prodotti per significato e per significante (in questo caso una sonorità che riporta ad un significato).
Mentre le parole erano sottoposte a duro giudizio, cercavamo i nomi selezionati sul web per evitare che ci fosse omonimia (con altri brand), omografia (stesso modo di scrivere la parola ma differente significato… ad esempio in altre lingue) ed omofonia.
Un altro gruppo di noi si è occupato nel frattempo di cercare sui vari canali social per valutare la presenza di account e hashtag simili.
Infine abbiamo cercato tra i domini internet per valutare la futura creazione del sito web.
Si, è un processo complesso e non privo di “vittime”: lungo il percorso alcuni nomi venivano scartati (a volte non senza un po’ di rammarico).
Non nego che a un certo punto (come spesso con questo sistema) è uscito fuori un nome che ci ha fatto pensare immediatamente: “eccolo”.
Ma sapevamo che non era il caso di affezionarsi né tantomeno di illudersi di aver trovato “quello giusto” perchè c’erano un altro paio di passaggi che andavano fatti prima di poter eleggere il vincitore.
In primo luogo, creata una rosa di una decina di nomi al massimo (soprattutto nel caso di un e-commerce internazionale), andava presentata al cliente.
Questa è stata una bella sfida per due motivi.
Innanzitutto presentargli un naming via conference call… farli riflettere sulle sonorità e sulla parte visual delle lettere utilizzate non è stato semplice.
Ad onor del vero abbiamo fatto un ottimo lavoro, ma devo ammettere che siamo stati fortunati perché il cliente si è mostrato attento ed abbiamo potuto interagire proattivamente nonostante la distanza fisica.
L’ULTIMA PAROLA
Sul finire della presentazione però non gli abbiamo chiesto di scegliere, come si fa di solito.
Abbiamo chiesto loro di creare una classifica e li abbiamo avvisati che avremmo proposto i nomi ad uno studio legale (per una ricerca di anteriorità) che avrebbe avuto l’ultima parola.
Non è stato facile porsi nelle condizioni di dire al cliente che non sarebbe stato lui a decidere, ma quest’ultimo ci ha riconosciuto una professionalità tale da fidarsi e capire che lo stavamo facendo nel suo interesse.
Gli abbiamo dato una settimana per creare questa classifica e poi abbiamo presentato questa graduatoria allo studio legale specializzato che si occupa di verificare che il nome non sia già stato registrato da altre entità nella stessa categoria merceologica.
AND THE WINNER IS…
È così che tra oltre 100 nomi originali prodotti è nato Forloox.com (che si è poi rivelato il primo della lista, quello che giorni prima aveva fatto esclamare a tutti noi “eccolo”).
È stato scelto per la sua sonorità, per la sua assonanza con le parole look, looks (sguardo) luxury, lux (come luce) e onestamente perchè la doppia “O” ci ha fatto pensare a un paio di occhiali. Il For all’inizio identifica un “per” anglofono.
Quindi Forloox può essere letto come “per il tuo look”, “per il tuo sguardo”, per il tuo “luxury” “per la tua luce”.
Naturalmente abbiamo successivamente realizzato anche il logo e l’immagine coordinata.
Ma questa è un altra storia…
– Umberto Capriotti, AD –